Conoscete la storia del bucato?

Vi ricordate le vostre nonne e le loro primissime lavatrici, quelle che “camminavano” per la stanza quando si accendeva la centrifuga? E il loro corpo chino su tinozzi o vasche mentre strofinavano con forza i panni per levare lo sporco dopo ore di ammollo in acqua e sapone di marsiglia?

Oggi fare il bucato è semplice e non comporta fatica, a parte quella di gestire  qualche lamentela dai vicini quando scegliamo orari improbabili per avviare la lavatrice!

Ma tornando indietro nel tempo, molto prima dell’invenzione di questo prezioso elettrodomestico, come si faceva il bucato?

La più antica descrizione dell’operazione di lavaggio è presente nientemeno che nell’Odissea: Nausicaa nel VI canto fa il bucato nel fiume con le sue ancelle, usando una tecnica che è rimasta in auge in Europa fino al secolo scorso: i panni erano calpestati energicamente e poi sciacquati. Nessun ingrediente chimico: lo sporco era portato via dalla sola abbondanza dell’acqua.

L’uso dei piedi come strumento per fare il bucato è testimoniato anche nei geroglifici egiziani: l’azione del lavare era rappresentata da due piedi immersi in una vasca d’acqua.

Ai tempi dei Romani il processo era più elaborato: esistevano i fullones, che lavavano la lana utilizzando sempre i piedi, ma aggiungendo anche erba saponaria importata dalla Siria. Per il trattamento dei capi si servivano anche di urina, raccolta nei vasi lungo le vie da umili lavoratori. I panni poi potevano essere esposti al fumo e allo zolfo per un’azione antisettica e sbiancante.

La disponibilità dell’acqua era un elemento determinante per la frequenza del lavaggio della biancheria, che comunque si svolgeva poche volte all’anno per la complessità dell’operazione: il primo giorno si faceva un prelavaggio, in quello successivo si usava la cenere su cui si buttava poi acqua bollente ripetendo più volte l’operazione, e l’ultimo giorno si sciacquava tutto al lavatoio o al fiume.  Una procedura che durava dunque minimo tre giorni e poteva estendersi a tutta la settimana.

Con questa tecnica la biancheria tendeva ad ingiallirsi. Per ovviare al problema si aggiungeva un colorante azzurro ricavato da una pianta e poi successivamente importato dall’India.

Nel Medioevo cominciò poi a diffondersi il mercato del sapone, che prevedeva il trattamento dei grassi vegetali ed animali con cenere di piante ed aggiunta di profumi. Questa nuova scoperta portò ad una costante evoluzione fino al XIX secolo dei primordiali detergenti  che si differenziarono in base alle destinazioni  d’uso.

Con l’avvento del XX secolo si misero in luce i difetti del sapone tradizionale e vennero sostituiti gradualmente con prodotti specifici formulati.

L’evoluzione dei detersivi per lavare il bucato ha rivoluzionato la nostra vita: si è passati da un bucato molto sporco che richiedeva tempo e fatica, a macchie e impurità meno resistenti che hanno permesso  lavaggi a basse temperature più frequenti e delicati ottenendo  un notevole risparmio di energia.

Che ne dite? Tornereste indietro nel tempo?

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